lunedì 14 luglio 2014

JERSEY BOYS

Sono andata un po’ prevenuta, perché avevo letto critiche abbastanza spietate sulla pellicola, definita come un prodotto minore della filmografia di Clint Eastwood ma volevo verificare di persona e mi fido troppo della sua bravura per lasciar ad altri il compito di recensirlo in malo modo! E infatti a 84 anni suonati è ancora dietro la cinepresa, e l’inimitabile Eastwood ritorna a far parlare di sé e di buona musica soprattutto, forse in un genere un po’ diverso da quello a cui ci ha abituati, ma non per questo di minor impatto. La storia del gruppo dei Four Seasons non è infatti la sua prima pellicola ad inserirsi nel genere del biopic musicale e al tempo in cui decise di riportare sul grande schermo la storia di Frankie Valli, il regista non aveva ancora visto John Lloyd Young, Erich Bergen, e Michael Lomenda calcare le scene di Broadway nel musical omonimo da cui trarrà spunto. Nota la sua passione per la musica, subito rimane colpito, in particolare, dal protagonista, che è simile nelle fattezze fisiche (non avrebbe dovuto superare il metro e sessantacinque) e di origini siciliane proprio come il vero Francesco Stephen Castelluccio, che tra l'altro senza remore ha scelto di co-produrre la sua vita. Ebbene ci vorrà poco per innamorarsi di quell'epoca allo stesso modo dei nostri genitori o dei nostri nonni e per abituarsi al falsetto nasale di Valli, melenso e fastidioso quanto angelico e soave. Dal pop melodico ad un soft rock, dall’unione indissolubile dei componenti alla carriera da solista per Valli, si ripercorrono le quattro stagioni di un gruppo che si ritrovò a scegliere il definitivo nome per la band in un parcheggio, sfruttando l’insegna di un hotel dopo una fallimentare esibizione in un bowling club. Frankie Valli (con la I finale e non con la Y perché così faceva più italiano), Tommy De Vito, Nick Massi e l’ultimo arrivato Bob Gaudio, ci appaiono come vecchi amici di quartiere, che passano dal canto liberatorio giovanile sotto un lampione a vendere milioni di dischi insieme, scampando al triste destino di rimanere impigliati in un circolo malavitoso di quartiere. Il team creativo dietro la macchina da presa è stato guidato dal direttore della fotografia, il candidato all’ Oscar Tom Stern e dallo scenografo James J. Murakami, entrambi già fidati collaboratori di Clint per Changeling. Scenografie e costumi sono perfetti. Un po’ fastidiosa a mio avviso, la trovata di far parlare ogni componente a più riprese nella storia direttamente in camera, e lasciando ad ognuno il compito di raccontare gli snodi più significativi secondo punti di vista diversi: escamotage tecnico più o meno funzionale alla ripresa, ma non apprezzo tutte queste voci fuori campo che parlano con la telecamera, mi pare si perda il filo conduttore. E poi forse anche questo film andrebbe visto in lingua originale, perché il doppiaggio dall’accento italo americano ha sempre quel non so che di artefatto e forzato, che toglie un po’ di intensità all’interpretazione. Ciò nonostante, il piede si muove al ritmo delle loro canzoni e dei loro testi, la recitazione di John Lloyd Young (che interpreta Frankie Valli) è fisicamente splendida con quegli occhi nascosti che riescono però a penetrare nello spettatore, un Christopher Walken perfetto nella parte del boss mafioso ed un Erich Bergen credibile in ogni variazione di costume. Per la prima volta una storia tutta al maschile in cui le figure femminili sono in perenne secondo piano, e la cui assenza è forse giustificata dagli anni in cui si svolge il film, ma che generano una mancanza che si sente. Tolte queste piccole e accettabili pecche, Jersey Boys" non è solo un film sulla musica, ma la storia di una fratellanza che non si può sciogliere: un irrefrenabile tuffo nel passato che si conclude con un raduno finale danzante (forse anche un po’ esagerato e autocompiaciuto) che ci concede gli ultimi primi piani dei quattro protagonisti che intonano dopo tanti anni, i loro successi. Si esce dalla sala canticchiando “Can’t take my eyes off you” e con l’idea di andare a comprare subito la colonna sonora.

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