giovedì 30 gennaio 2014

DALLAS BUYERS CLUB

Trovarmi davanti un Matthew McConaughey così magro ed emaciato mi ha fatto prendere un colpo, quasi quanto Christian Bale nell’Uomo senza sonno. E chi pensa che sia solo un belloccio senza talento, qui avrà molto da ricredersi. Una grande interpretazione, che restituisce dignità e merito sia al personaggio della storia che all’attore, che non si è certo risparmiato e che dopo aver interpretato Killer Joe (un film assurdo solo per chi ha lo stomaco forte), sembra ormai avere una carriera in grande ascesa. Dallas Buyers club aveva già ricevuto il premio BNL del pubblico durante l’ultima edizione del Festival Internazionale del Film di Roma, lo scorso novembre, e Matthew McConaughey era stato premiato in quell’occasione anche come miglior attore. Purtroppo solo virtualmente, in quanto era presente in rappresentanza del cast Jared Leto che, per carità tanto carino, ma io (che ero alla prima all’Auditorium) avrei tanto gradito veder apparire Matthew, vestito come nella pubblicità di Dolce&Gabbana. Oggi la pellicola esce nei cinema italiani e nel frattempo si è aggiudicata altri riconoscimenti: McConaughey e Leto hanno ricevuto i Critics' Choice Movie Awards, rispettivamente come miglior attore protagonista e miglior attore non protagonista. Matthew ha inoltre ricevuto il premio come miglior attore protagonista ai Golden Globe e agli Screen Actors Guild Awards ed è tra i favoriti agli Oscar. Sarà perché è tratto da una storia vera (e sapete quanto io apprezzi questo), ma questo film commuove e diverte nello stesso tempo, seppure nella drammaticità dell’argomento di cui tratta. Mi viene in mente di definirlo un film intelligente, con una giusta sceneggiatura che non scade mai nel banale o nella retorica, con un cast al top della performance (non dimentichiamoci una intensa e delicata Jennifer Garner), un soggetto forte senza sbavature e un protagonista che regge su di sé tutto il peso del suo dramma, con una forza e un attaccamento alla vita inespugnabili. La trama ruota attorno a Ron Woodroof, un elettricista texano che scopre di essere malato di aids e decide di curarsi con farmaci alternativi, che però sono vietati negli Stati Uniti. Quando scopre che i farmaci migliorano le sue condizioni, Woodroof comincia a importarli e contrabbandarli nel suo paese, dando inizio a un braccio di ferro con le autorità. Dallas buyers club fotografa un periodo storico preciso, nel quale l’aids rappresentava un nuovo terrore, le cure costavano molti soldi e l’ignoranza in materia era molto diffusa. E’ un film che racconta lo strano viaggio e la redenzione di un eroe (che poi eroe non è) che farà di tutto per rimanere vivo il più a lungo possibile. Ron vive come se non ci fosse un domani, non credendo alla medicina ma professando solo la religione della droga, del sesso e dell'alcol. La scoperta di non avere realmente un domani a causa della contrazione del virus apre un calvario fisico ma soprattutto psicologico e lo porterà ad un incredibile lavoro di ribaltamento dei più odiosi luoghi comuni omofobi, diventando un eterosessuale che si apre al prossimo, stringendo dei bellissimi legami di amicizia e facendosi portatore di salvezza contro un sistema che sembra negarla.

mercoledì 29 gennaio 2014

PHILOMENA

Quanto tempo era che non piangevo al cinema? Non me lo ricordo, fatto sta che mi è piaciuto. Non capisco perché film come questi non abbiano la promozione che meritano, ma devono sottostare a tutti gli ‘American Hustle’ del momento, con il super cast e i super costumi. Adoro le storie vere, come questa, che ti entrano nel cuore e che quando esci dal cinema te le porti a casa e ti restano dentro per qualche giorno. La storia si svolge in Irlanda e già questo mi riempie gli occhi, con quei paesaggi da scoprire in macchina e quel clima perenemmente colorato di Autunno. Siamo nel 1952: Philomena resta incinta da adolescente e la famiglia la ripudia e la chiude in un convento di suore. La ragazza partorirà un bambino che, dopo pochi anni, le verrà sottratto brutalmente e dato in adozione. Nel 2002 questa fantastica mamma interpretata da una strepitosa Judi Dench, non ha ancora rinunciato all'idea di ritrovare il figlio per sapere almeno che ne è stato di lui e se l’ha mai cercata. Troverà aiuto in un giornalista che, seppur inizialmente controvoglia, accetta di aiutarla nella ricerca. Ciò che scoprirà non sarà proprio quello che si aspettava (o forse si?), ma un viaggio è sempre un viaggio soprattutto se lo si fa alla ricerca di sé stessi e delle proprie radici e lei non si fermerà ai primi ostacoli. Stephen Frears racconta in questo film la storia vera di una madre alla ricerca del figlio perduto, tratta dal libro di Martin Sixsmith "The lost Child of Philomena Lee" che, pubblicato nel 2009, ha consentito a molte donne di sentirsi sostenute nel raccontare il loro 'vergognoso' passato. Frears di lei dice: "Incontrando la vera Philomena Lee ero sorpreso dal fatto che volesse venire sul set, cosa che ha fatto il giorno in cui veniva girata la scena terribile della lavanderia. Philomena è una donna priva di autocommiserazione, che continua ad avere fede nonostante le ingiustizie subite". E’ proprio nella chiusura di questa dichiarazione il senso profondo di un film che sa commuovere, far pensare e creare anche un senso di disagio di fronte a tanto amore per il prossimo perché Philomena è riuscita, a non confondere mai Dio con coloro che talvolta hanno la pretesa di rappresentarlo. Philomena e Martin sono l’incontro tra lo scetticismo e la fede. Sono un bellissimo incontro di anime.

THE WOLF OF WALL STREET - IL LUPO DI WALL STREET

Esci dal cinema ‘strafatto’ anche tu (anche senza esserti preso niente) e fin qui è una bella notizia. Direi che è proprio il caso di dire Bentornato Mr. Scorsese, un ritorno in grande stile con un film barocco ed esagerato e un Di Caprio in strepitosa ed energica forma. E proprio quando pensi che il regista non possa andare oltre, ecco che si ripresenta con questa commedia nera e stupefacente, e ti accorgi che per lui tutto è possibile. Sfrontato, delirante, The Wolf of Wall Street è un film talmente sopra le righe che non puoi non seguire per tutte le tre lunghe ore della sua durata: grazie anche ad un cast di interpreti fuori dall’ordinario e una gran bella colonna sonora. Ad un certo punto (per la gioia dei miei occhi) compare anche il fascinosissimo attore francese Jean Dujardin (Premio Oscar per The Artist) che interpreta un banchiere svizzero. Grazie per la bella visione. Ma passiamo al nostro 'Lupo'. Quella di Jordan Belfort è una storia (vera) che narra di un broker cocainomane e nevrotico nella New York degli anni Novanta. Ambizioso e senza scrupoli, partendo dal basso riesce a fondare la Stratton Oakmont, agenzia di brokeraggio che rapidamente gli assicura fortuna, denaro, donne, amici, nemici, ma anche tanta droga e molti problemi. Separato dalla prima moglie, sposa in seconde nozze la bella Naomi, che non tarda a regalargli due eredi, in un regno edificato sull'estorsione criminale dell'alta finanza e la ricerca sfrenata del piacere. Nello stile del suo 'personaggio-mito' le immagini di Scorsese, brillanti e smaniose, si rigenerano con una costanza continua e ad un ritmo incessante e travolgente, raccontando senza pudore l'oscenità bestiale del mondo della finanza. Scrupoloso ed efficente, il regista ci introduce l'universo degli operatori finanziari, un regno delirante e fuori controllo che fa fortuna a colpi di bluff e che pratica il piacere e il cinismo come fosse un programma quotidiano: feste popolate da spogliarelliste, prostitute, tiro del nano al bersaglio e scimmiette da fiera. Un'orgia senza fine e senza altra ragione se non quella di perseverare nel vizio del denaro e della droga. Un uomo impossibile da redimere che quando infine cade non ha che un'idea nella testa: ricominciare. In bilico continuo tra picchi di benessere e poi di crisi, ansiolitici ipnotici e droghe stimolanti, The Wolf of Wall Street agisce direttamente sulle pulsioni cerebrali dello spettatore, che rimane con una penna in mano a chiedersi come poterla vendere. La domanda nasce spontanea: Leo si porterà finalmente a casa questa benedetta statuetta??

martedì 21 gennaio 2014

THE COUNSELOR - IL PROCURATORE


Lo hanno definito un thriller erotico e raffinato ma mi aspettavo sinceramente di più da un cast “stellare” come questo e da un regista tanto acclamato quale Ridley Scott. Il film inizia con una conturbante scena di sesso e ciò fa pensare al meglio o più che altro al Fassbender che conosciamo (in Shame), ma poi si cambia subito registro e si ritorna nel caro vecchio Messico dei narcotrafficanti. Mi è sembrato di calarmi vagamente in un’atmosfera che mi ricordava il premiatissimo Traffic di Soderbergh, ma la sensazione è durata pochissimo: siamo ahimé forse più vicini alla brutta copia di Le Belve di Oliver Stone, che ne è esce sicuramente rinvigorito. “La storia è quella di un uomo che mette le mani su una montagna di soldi, dalla quale invece farebbe bene a stare alla larga”. Parole dello sceneggiatore Cormac McCarthy, lo stesso di «Non è un paese per vecchi», dal quale i fratelli Coen tirarono fuori un magistrale western contemporaneo con cui le somiglianze sono inevitabili: Javier Bardem sfoggia un'altra pettinatura impossibile, il Messico è sempre il luogo d’eccellenza per i narcos, e su tutta la vicenda aleggia una cappa di morte, intrisa di terrore e dialoghi surreali. E fin qui nulla di nuovo, se non fosse per i criminali che in questa pellicola si mettono a fare i filosofi e Cameron Diaz mi fa la coatta cattiva con unghie argentate e ghepardi al seguito, sfoderando spaccate erotiche su una Ferrari gialla e pronunciando frasi minacciose del tipo ‘sono famelica’. E’ veramente troppo (ridicolo). La trama la potete immaginare già dal trailer: tre loschi affaristi e un avvocato “perbene” implicato nei traffici del cartello della droga locale, subiscono gli effetti del furto di un carico di merce. Per una sfortunata coincidenza è proprio lo “sfigato” avvocato (Fassbender) ad aver avuto tra i suoi clienti il responsabile del furto, di conseguenza tutte le persone coinvolte con lui nell’affare diventano obiettivo di una repressione spietata, ma mentre i signori della malavita locale sono a loro agio con i meccanismi di una vita in cui la morte è all’ordine del giorno, l'ingenuo avvocato vorrebbe vivere come una persona “normale”, senza curarsi dei rischi di ciò in cui è invischiato, finché naturalmente la posta in gioco non sarà troppo alta. Non vi dico altro, ma perché non c’è niente altro da dire, nessun effetto speciale se non un improbabile Brad Pitt dagli occhi marroni lievemente imbolsito, e gli orrendi sandali di Penelope Cruz. Ridley Scott evidentemente può anche permettersi il lusso di "non mostrare". Ringraziamo per tanta accortezza e per averci risparmiato scene come il contenuto del DVD che riceve l’avvocato, ma già tutta l'atmosfera disseminata in tutto il film tra lussuosi interni moderni, hotel fatiscenti, bestie feroci lanciate nel deserto e racconti terrificanti ha lavorato a sufficienza e ciò che si intuisce è peggio di qualsiasi visione. Ci saremmo volentieri risparmiati qualche gratuita e superflua scena di violenza, o tutto quel glamour di cattivo gusto, a favore sicuramente di un maggiore impegno sullo sviluppo e contenuto della trama, che strizza l’occhiolino un po’ di qua e un po’ di là, ma alla fine non racconta niente. Voto 6+ (per la spaccata ovviamente)

giovedì 16 gennaio 2014

LA DOLCE VITA - Un tuffo nel passato

La Grande Bellezza mi hatto venire in mente La Dolce Vita di Fellini, c'è chi non ha particolarmente gradito il confronto, ma sicuramente è inevitabile!Il film del 1960, diretto da Federico Fellini, è stato vincitore della Palma d'oro al 13º Festival di Cannes e vincitore dell'Oscar per i costumi. È uno dei film più famosi della storia del cinema. Mar­cel­lo Ru­bi­ni è un gior­na­li­sta ro­ma­no che si oc­cu­pa di ser­vi­zi scan­da­li­sti­ci, ma ha in real­tà l’am­bi­zio­ne di di­ven­ta­re scrit­to­re:ci­ni­co e di­sin­can­ta­to, è pro­ta­go­ni­sta di sette epi­so­di, che nar­ra­no la «dolce vita» della Roma a ca­val­lo fra gli anni ‘50 e ‘60. La Dolce Vita è entrato nella storia perché fu un corto circuito tra l’immaginazione di Fellini e una Roma vera, viva, esagerata, in un certo senso già felliniana di suo. I paparazzi e i divi c’erano davvero, gli scrittori di talento che si dissipavano e lavoravano per il cinema pure, e via Veneto viveva di suo. Ora certo le cose sono un po' cambiate..... Da vedere sicuramente prima della Grande Bellezza, se non lo avete ancora fatto! #Marcellooooooooo




Foto tratta da: <http://unavitadacinefilo.wordpress.com/
(consiglio questo blog sul cinema, se volete tenervi aggiornati)


LA GRANDE BELLEZZA - Golden Globe Awards


"È tutto sedimentato sotto il chiacchiericcio e il rumore, il silenzio e il sentimento, l'emozione e la paura… Gli sparuti incostanti sprazzi di bellezza. E poi lo squallore disgraziato e l'uomo miserabile." Finalmente un film italiano seduce Hollywood. La Grande Bellezza del regista Paolo Sorrentino conquista il Golden Globe per il miglior film straniero e continua la sua corsa verso l’Oscar. Commosso, il regista ha ritirato il premio e, tra i ringraziamenti agli attori, ai produttori e alla moglie, ha anche dichiarato: "Grazie Italia, questo è davvero un Paese pazzo, ma bellissimo". Ce ne eravamo accorti, aggiungo io. Ma se la nostra inconcludente bellezza piace, che Oscar sia! La Grande Bellezza, è un ritratto appassionato e amaro di una Roma bellissima e decadente, e ha per protagonista un malinconico e impeccabile Toni Servillo alias Jep Gambardella, viveur e scrittore (di un solo libro) che si muove attraverso una indolente e appassita mondanità romana, senza riuscire ad allontanarsene mai totalmente. Una Roma che non scende mai dalle terrazze degli attici e non abbassa lo sguardo sulla strada dove si svolge la vita reale, ma piuttosto si gode la vista dall’alto e si dimentica della dimensione terrena. Ed è così anche nei giardini privati e nelle grandi stanze, luoghi chiusi e riservati in cui inventarsi una vita più alta, in cui dimenticarsi dell'essenza vera della natura umana. Sorrentino non ci risparmia niente di questa imperfetta e grottesca umanità che vive autocompiaciuta di lusso e volgarità, eppure ci incanta perché nonostante tutto JEP ci sembra comunque un eroe che cerca di uscire maldestramente dal circo di maschere da cui è circondato. Sarò di parte perché sono romana e apprezzo come viene evocata una certa cultura della mondanità romana avvezza al barocco cafonismo, ma nel film c'è una fotografica pazzesca, e tutti i luoghi simbolici per eccellenza della capitale... Non perdetevi questo bel giro per Roma ..... #let's keep the fingers crossed for the Oscar!!

martedì 14 gennaio 2014

SPAGHETTI A MEZZANOTTE - START UP

Mentre rincorro il mio sogno di diventare una giornalista con la G maiuscola e visto che il mio libro rimane sempre fermo a pag. 122, provo a dilettarmi con un mio blog. Si fa presto a dire blogger...ma in realtà questo è l'unico spazio e modo per poter scrivere, per chi ama fare recensioni. Perché spaghetti a mezzanotte? Beh innanzitutto sono necessari ad un certo punto della notte...
Nessun riferimento quindi al demenziale film del grande Lino Banfi e della conturbante Barbara Bouchet, anche se non disdegnerò qua e là, il richiamo erotico-gastronomico della commedia italiana anni '80, che sicuramente tutti i maschietti ancora apprezzano. Qui il titolo è solo evocativo e rimanda ad uno stile di vita, ad un approccio, a un mood come ci piace dire ora...a vivere fino in fondo la giornata, a godersi i piaceri della vita, a tirar tardi perché le idee migliori vengono di notte e tornare a fare cose semplici, come una bella spaghettata tra amici. Naturalmente la foto del grande Albertone mi ha ispirato.
Non mancheranno le considerazioni su argomenti che mi interessano, in primis il cinema che è la mia grande passione e quindi diciamo che vi dirò la mia su qualche film e poi l'arte, l'attualità, le mostre da vedere, i ristoranti da provare e soprattutto tante indicazioni sulla movida romana: come e dove ci si diverte nella capitale, ve lo racconto io. Ricette, gastronomiche e di vita, saranno presenti ma senza nessuna pretesa di dare salutari consigli sulla propria alimentazione né tanto meno sulla vita affettiva, settori in cui in entrambi i casi si fanno svariati e improbabili tentativi!! Buona lettura e lasciatemi i vostri commenti, sicuramente preziosi.