mercoledì 4 febbraio 2015

EXODUS - DEI E RE



Christian Bale, per me è l'attore del secolo: camaleontico, eclettico, intenso, può interpretare qualsiasi parte in maniera eccelsa e restituire dignità ad un prodotto, considerato abbastanza mediocre dalla stampa.
Il film di Ridley Scott, che si ispira (molto liberamente), all'Esodo, il secondo libro dell'Antico Testamento, è un'opera in parte scomposta e disallineata forse con quelle che erano le aspettative che lo volevano come una rivisitazione de ‘I Dieci Comandamenti’, ma d’altro canto un regista opera con un approccio creativo e artistico assolutamente personale, quindi il rischio di esporsi alle critiche cresce maggiormente, man mano che ci si allontana dalla pura imitazione.
Exodus è un kolossal epico e già il genere di per sé fa pensare al peso di un prodotto che non può che essere eccessivo, sfarzoso, ridondante di eventi e fitto di misteri, intrecci, per non parlare poi del femmineo “trucco & parrucco” dei Consiglieri egiziani. 
La prima parte è sicuramente più lenta e descrittiva e racconta la storia di Mosè (Christian Bale) alla corte d'Egitto, amato dal Faraone Seti (John Turturro) e inviso a Ramses (Joel Edgerton), che vede in lui un rivale per la futura ascesa al trono, fino a quando dello sfortunato 'fratello acquisito' non vengono scoperte le vere origini, ebree, e lui viene esiliato nel deserto. Il successivo incontro con Dio, che ha le fattezze di un bambino (cattivello e capriccioso a dire il vero), lo esorterà a tornare in Egitto a reclamare i diritti del suo popolo. 
La seconda parte, invece, è molto più avvincente e senza pause, con un ritmo incessante in cui si passa dalle piaghe d'Egitto che si abbattono in maniera apocalittica sul popolo - in assoluto la cosa più sorprendente del film, che sembra quasi assumere dei connotati horror/catastrofici - alla rocambolesca fuga attraverso le acque del Mar Rosso, culminante in un suggestivo e pericoloso passaggio, al quale il regista affida un'impronta più terrena e realistica scatenata dalle maree e non da un miracolo (cosa che non mi aspettavo). 
Mosè più che un profeta, è un generale, un condottiero tanto carismatico quanto tormentato e pieno di dubbi, che si lascia andare anche a qualche parentesi romantica, che gli concediamo volentieri, considerando la bellezza esotica di Maria Valverde (la sua sposa). 
Il male è sempre vicino, così come la fede incarnata da un bambino, che rappresenta la purezza, la fanciullezza e l’inizio di un percorso che ammette l’esistenza di un dialogo tra l’uomo e Dio. Ritroveremo il “simpatico” fanciullo sul monte Sinai che esorta un ormai anziano eroe a incidere su tavole di pietra le leggi di Dio nei Dieci Comandamenti, mentre gli ebrei continuano il loro cammino. Quando vai a scomodare la Bibbia, qualche critica te la devi aspettare. Coraggiosamente ispirato.