giovedì 6 febbraio 2014

TUTTA COLPA DI FREUD

Mi rendo conto di andare controcorrente e non incontrerò ahimè il favore del pubblico, che sicuramente si sarà fatto quattro risate andando a vedere una ‘commediola leggera’…ma non senza una punta di dispiacere, devo tirare le orecchie a Paolo Genovese, che ci aveva abituati a pellicole come Immaturi e Una famiglia perfetta, sicuramente meglio riuscite e più brillanti di questa ultima fatica che, per carità è ben orchestrata ma si incaglia sui soliti stereotipi uomo-donna. Bisogna valorizzare anche i film nostrani e promuovere i giovani registi italiani, lo dico sempre, però quante lacune in questo nuovo trend del “cinema-vetrina". E per vetrine non scherzo, parlo di quelle della libreria radical chic in centro, o del negozio di arredamento Ovvio (dove si svolge metà del film) o di quelle del Lanificio che tanto si adatta alle nuove storie d’amore. Insomma un po’ un film alla moda intriso di cliché (furbetto oserei dire), che tra un personaggio lampadato e un altro, un loft in pieno centro tutto da distruggere, una New York in bicicletta (o con vista skyline) cerca di filosofeggiare maldestramente sulla vita di coppia per accaparrarsi il favore di un pubblico avvezzo ai consigli d’amore. Un Marco Giallini un po’ spento e sottotono per l’occasione, ci fa rimpiangere i panni in cui solitamente lo cala Carlo Verdone. Lo compensano le apparizioni fugaci di Daniele Liotti, Edoardo Leo e Giammarco Tognazzi, a fare la solita parte dei maschi irrisolti, ma almeno ci siamo rifatte gli occhi. Ma veniamo alla trama: c’è qualche pillola di saggezza sparsa qua e là e qualche altra presa in prestito ai migliori manuali d’amore fai-da-te, ma si disperdono sempre in maniera veloce e impercettibile. La storia è quella di Francesco, uno psicologo cinquantenne che è stato lasciato dalla moglie e ha allevato le tre figlie diventando per loro quasi un amico nonché all’occorrenza anche terapista. Le tra ragazze hanno naturalmente ognuna una storia diversa e strampalata: Sara, omosessuale, viene regolarmente lasciata dalle fidanzate; Marta, libraia, si innamora di scrittori che non la ricambiano; Emma, maturanda, ha avviato una storia con Alessandro, coetaneo di suo padre e per giunta sposato con Claudia. A complicare ulteriormente le cose, Claudia è l'amore segreto di Francesco, ma lui non sa che è la moglie dell’amante di sua figlia. Un gran caos insomma, ma perché tirare in ballo Freud…se tutto risolve con cene e pranzetti? Veniamo alle attrici: Claudia Gerini sembra la sorella bionda della Ferilli (tanto le scoppiano le guance) mentre Vittoria Puccini con quella gonnellina bianca e le magliettine senza reggiseno può sfidare sicuramente Holly Hobbie per la nuova collezione “donne-in-campagna”. La Foglietta non trova pace con l’identità sessuale figuriamoci con i capelli, e quindi per fare la parte della lesbica giustamente se li taglia da maschiaccio, ma almeno è l’unica a farci fare due risate. Gassman ormai recita se stesso, e dunque è credibile nella parte del cinquantenne in crisi. Tutta colpa di Freud ha insomma sé pregi e difetti della commedia italiana di ultima generazione, con una certa predisposizione verso una omologazione da fiction tv, una sorta di “sit-com” dentro il film, ma alla fine a noi italiani piacciono anche queste storie inconcludenti e confuse, dove c’è un po’ di tutto (di tutti).

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