lunedì 10 febbraio 2014

SMETTO QUANDO VOGLIO

Scoppiettante esordio per il primo lungometraggio del regista salernitano Sidney Sibilia che, sul modello de “I soliti ignoti” forma una banda composta di ingenui dilettanti del crimine, sul tragi (comico) sfondo sociale del precariato, ma con la leggerezza tipica di certe riuscitissime commedie britanniche. Finalmente compare qualcosa di nuovo che richiama la grande tradizione nostrana riuscendo a essere divertente ma senza volgarità, e che strizza l’occhio al cinema contemporaneo di genere come "Ocean's Eleven" e "I soliti sospetti", e perché no anche ad Una notte da Leoni. Veramente ben fatto, non me l’aspettavo: una action comedy frizzante, con una Roma Notturna quasi losangelesca e una sequenza di scene sempre in bilico tra il dramma e la commedia brillante, con un Edoardo Leo in strepitosa forma, a metà tra il Prof. Verdone di Acqua e Sapone e il George Clooney “de Noantri”. I protagonisti della commedia (tutti attori conosciuti ma non troppo), sono geniali nella propria disciplina di studi, ma finiscono purtroppo a fare lavori occasionali e dequalificanti, fino a quando uno di loro, Pietro Zinni (Edoardo Leo), genio della biologia lasciato a casa dalle nepotistiche dinamiche universitarie, escogita il modo di fare soldi creando un nuovo tipo di droga non ancora catalogata dal Ministero della Salute e quindi, teoricamente, legale. Mette insieme per questo scopo una banda di ex ‘ricercatori’, accomunati dal fatto di trovarsi in situazioni disagiate e senza reali prospettive di lavoro. Il successo repentino e travolgente (fatto di facili guadagni e ambienti promiscui), li coglierà però impreparati. Si ride di gusto nonostante non si faccia nulla per attenuare l’evidenza di un paese che non ha nulla da offrire alle sue menti più promettenti, e comunque il tema del disagio lavorativo non appesantisce le corde di un film che vibrano con potenza per tutta la sua durata, la potenza del riscatto dalla miseria intellettuale, economica e sociale. Il tutto è dovuto a una sceneggiatura senza sbavature, ad un montaggio dinamico, alla fotografia che richiama volutamente certi filtri di Instagram e un color correction tipo fluo, ma soprattutto alla convincente caratterizzazione di personaggi dal linguaggio forbito che vengono calati in contesti di natura diversa, diventando inevitabilmente spassosi. Il fatto che nel cast non ci siano nomi di grosso richiamo gioca solo a favore della pellicola: finalmente vediamo facce ‘nuove’ e non i soliti volti noti. Anche il messaggio del film è chiaro: se c'è una piccolissima speranza di essere assunti, meglio non dire di essere laureati! "Sì, ma guardi è un errore di gioventù del quale sono profondamente consapevole". Ipse dixit!

Nessun commento:

Posta un commento